Diagnostica Senologica

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La diagnostica senologica racchiude in se tutte le procedure utili al fine della prevenzione, della diagnosi e del controllo delle patologie del parenchima mammario, dalla visita clinica con il Medico Specialistica ai vari esami strumentali.

  • Visita Senologica
  • Ecografica ed Elastosonografia
  • Mammografia con tecnica tomografica
  • Duttogalattografia
  • Ago-aspirato sotto guida ecografica
  • RM della mammella con bobina dedicata

Alcuni di questi esami rivestono un ruolo di prima linea nella prevenzione del tumore al seno, altri nella diagnosi e nel controllo nel tempo della patologia. Il nostro centro crede che ottimizzare ognuno di questi step sia doveroso nei confronti delle donne che, grazie alle attività di sensibilizzazione verso tali problematiche, hanno acquisito coscienza dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta contro il tumore al seno. Per questo motivo il centro mavis ha deciso di istallare presso la propria struttura l’ultimo ritrovato nel campo della diagnostica per immagini, la Tomosintesi della mammella, ed ad offrire alle proprie clienti questo studio gratuitamente in concomitanza con la mammografia.

Indice Diagnostica Senologica

Anatomia della Mammella

La mammella è un organo ghiandolare pari e simmetrico formato da tessuto adiposo, tessuto ghiandolare e tessuto di sostegno che completa il proprio sviluppo, solo al termine della gravidanza e durante il periodo dell’allattamento.
In corrispondenza della porzione centrale più sporgente della mammella, la cute presenta un aspetto particolare, con una superficie pigmentata rotondeggiante, l’areola, disseminata da piccole sporgenze sparse in modo irregolare, le ghiandole lattifere accessorie (o tubercoli di Montgomery), che aumentano di volume durante la gravidanza e l’allattamento e da ulteriori ghiandole (tuberosità del Morgagni ), ovvero ghiandole sebacee modificate che servono alla lubrificazione della cute dell’areola e del capezzolo durante la suzione.
Al centro dell’areola s’innalza un rilievo detto capezzolo, costituito e rinforzato da muscolatura propria, liscia, con fibre circolari e radiali. La componente ghiandolare della mammella è formata da 15-18 lobi, considerabili come strutture autonome tra loro, da cui si dipartono piccoli tubi chiamati dotti galattofori (o lattiferi) i quali, confluendo, costituiscono il dotto galattoforo comune, che sbocca ai pori galattofori, posti sul capezzolo.
Il tessuto adiposo riscontrabile in quantità variabile a seconda della predisposizione fisica individuale, insieme alla cute ed al tessuto fibroso, svolge anche la funzione di isolante, contenimento e protezione. E’ distribuito in sede pre- intra- e retro-ghiandolare, separato da sepimenti fibrosi, in continuità tra loro contenenti la ghiandola mammaria.
Dalla fascia superficiale, posta davanti al muscolo grande pettorale e dalla sua porzione sottocutanea, prendono origine i sepimenti fibrosi che costituiscono lo scheletro fibroso della mammella: questa struttura complessivamente prende il nome di ligamento di Cooper o sospensore della mammella.
La mammella, così come tutti gli organi e gli apparati, gode di un sistema di vascolarizzazione arteriosa e venosa, di una innervazione e di una rete di drenaggio linfatico. In particolare, il sistema di drenaggio linfatico in quanto rappresenta la principale (ma non l’unica) via di diffusione metastatica del tumore della mammella, e riveste pertanto un ruolo fondamentale nella progressione della malattia.
I vasi linfatici, presenti in tutto il corpo e quindi anche nella mammella, sono dei sottili condotti, che trasportano un liquido detto ”linfa” che contiene sia le cellule del sistema immunitario che i prodotti di rifiuto dei tessuti (i cosiddetti cataboliti). La rete linfatica assomiglia ad una “catena di rosario”, in quanto i dotti linfatici incontrano, nel loro decorso, piccole strutture nodulari dette linfonodi (o ghiandole linfatiche), che rappresentano vere e proprie ”stazioni di scambio” (inguinali, ascellari, sovraclaveari etc.) del sistema linfatico.
Nel cavo ascellare è situata la stazione linfatica della mammella, ed è in questa sede che compaiono normalmente le prime metastasi linfonodali, in seguito alla comparsa di un tumore.

Guida all'autopalpazionea

 

Nei Paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile.
In Italia, annualmente, interessa 31.000 donne, ovvero 7 donne su 100, entro gli ottanta anni di età, causa, peraltro, di 11.000 decessi.
Età – Nelle donne al di sotto dei 30 anni l’incidenza del carcinoma mammario è piuttosto bassa. La percentuale di donne interessate aumenta rapidamente con l’avanzare dell’eta’, raggiungendo un picco intorno al periodo della menopausa e continua a crescere successivamente, anche se più lentamente. Rappresenta, infatti, la prima causa di morte nel range di età compreso tra i 35 e i 44 anni e la seconda per le donne oltre i 55 anni.
Familiarità – La storia familiare ha molta importanza nello stabilire il rischio individuale di carcinoma mammario.
Negli ultimi anni, sono stati identificati almeno 5 geni responsabili della trasmissione ereditaria del carcinoma mammario: BRCA1, BRCA2, P53, PTEN, ATM. La mutazione di BRCA1 e BRCA2,per esempio conferisce un rischio di carcinoma mammario del 60-90%.
E’ importante sottolineare, comunque, che in tali casi non significa necessariamente avere un carcinoma mammario, ma si deve parlare di incremento percentuale di rischio, ed in tal caso le donne con una storia di positivita’ familiare potranno sottoporsi ad indagini genetiche specifiche per pianificare correttamente il percorso di prevenzione.
Gravidanza, menarca, menopausa e allattamento – Il rischio di insorgenza del carcinoma mammario è tanto minore quanto più tardivo è il menarca e quanto più precoce è la menopausa. Il non avere figli viene considerato un fattore di rischio mentre l’allattamento prolungato può essere ritenuto un fattore protettivo.
Alimentazione ed obesità – Ancora incerta è invece la relazione con fattori di rischio dietetici: infatti il rapporto tra abitudini alimentari ed incidenza della malattia non sembra essere così stretto come invece accade per altre forme tumorali, tuttavia si è notato che un’alimentazione basata su farine eccessivamente raffinate e su grassi saturi di origine animale, come avviene nei Paesi industrializzati, potrebbe avere un ruolo nel favorire l’insorgenza del carcinoma mammario. In Cina, ad esempio, sussiste una bassissima incidenza: probabilmente per un fattore protettivo derivante dall’uso di proteine della soia e per il mancato utilizzo di grassi animali. Esiste anche una correlazione tra rischio di cancro e obesità, presente solo dopo la menopausa. Infatti, il tessuto adiposo contribuisce alla produzione di estrogeni che potrebbero in qualche modo stimolare la ghiandola mammaria. Un altro fattore di rischio esogeno, su cui inizia a esservi consenso, è il consumo di alcol; anche se non sono noti gli effetti in termini di relazione dose-effetto.
Terapie ormonali – Non vi è sicura relazione fra l’uso di anticoncezionali e carcinoma mammario. Si sconsiglia tuttavia l’utilizzo di anticoncezionali orali per lungo tempo nel periodo perimenopausale ed in periodo antecedente la prima gravidanza: sono entrambe situazioni che rappresentano di per sé momenti di grande squilibrio ormonale e per tale ragione non dovrebbero essere amplificati da interventi ormonali esterni. In caso di donne con quadro mammografico denso lo Specialista potrebbe richiedere dei controlli come monitoraggio.
Radiazioni ionizzanti – L’esposizione ai raggi X (radiazioni ionizzanti), come avviene in corso di radioterapie (carcinoma tiroideo, linfomi etc.) rappresenta un fattore di rischio, direttamente legato non solo alla dose cumulativa, ma anche all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo prima dei 20 anni, diminuisce progressivamente tra i 20 ed i 40, per poi diventare quasi trascurabile.
Non sono considerate a rischio, invece, la mammografia di controllo eseguita con apparecchiature recenti. Gli studi finora condotti hanno dimostrato come tale rischio sia trascurabile.
È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento attento e con pochi esami di controllo.  È bene fare esercizio fisico  e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali.

Fattori di rischio

Nei Paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile.
In Italia, annualmente, interessa 31.000 donne, ovvero 7 donne su 100, entro gli ottanta anni di età, causa, peraltro, di 11.000 decessi.
Età – Nelle donne al di sotto dei 30 anni l’incidenza del carcinoma mammario è piuttosto bassa. La percentuale di donne interessate aumenta rapidamente con l’avanzare dell’eta’, raggiungendo un picco intorno al periodo della menopausa e continua a crescere successivamente, anche se più lentamente. Rappresenta, infatti, la prima causa di morte nel range di età compreso tra i 35 e i 44 anni e la seconda per le donne oltre i 55 anni.
Familiarità – La storia familiare ha molta importanza nello stabilire il rischio individuale di carcinoma mammario.
Negli ultimi anni, sono stati identificati almeno 5 geni responsabili della trasmissione ereditaria del carcinoma mammario: BRCA1, BRCA2, P53, PTEN, ATM. La mutazione di BRCA1 e BRCA2,per esempio conferisce un rischio di carcinoma mammario del 60-90%.
E’ importante sottolineare, comunque, che in tali casi non significa necessariamente avere un carcinoma mammario, ma si deve parlare di incremento percentuale di rischio, ed in tal caso le donne con una storia di positivita’ familiare potranno sottoporsi ad indagini genetiche specifiche per pianificare correttamente il percorso di prevenzione.
Gravidanza, menarca, menopausa e allattamento – Il rischio di insorgenza del carcinoma mammario è tanto minore quanto più tardivo è il menarca e quanto più precoce è la menopausa. Il non avere figli viene considerato un fattore di rischio mentre l’allattamento prolungato può essere ritenuto un fattore protettivo.
Alimentazione ed obesità – Ancora incerta è invece la relazione con fattori di rischio dietetici: infatti il rapporto tra abitudini alimentari ed incidenza della malattia non sembra essere così stretto come invece accade per altre forme tumorali, tuttavia si è notato che un’alimentazione basata su farine eccessivamente raffinate e su grassi saturi di origine animale, come avviene nei Paesi industrializzati, potrebbe avere un ruolo nel favorire l’insorgenza del carcinoma mammario. In Cina, ad esempio, sussiste una bassissima incidenza: probabilmente per un fattore protettivo derivante dall’uso di proteine della soia e per il mancato utilizzo di grassi animali. Esiste anche una correlazione tra rischio di cancro e obesità, presente solo dopo la menopausa. Infatti, il tessuto adiposo contribuisce alla produzione di estrogeni che potrebbero in qualche modo stimolare la ghiandola mammaria. Un altro fattore di rischio esogeno, su cui inizia a esservi consenso, è il consumo di alcol; anche se non sono noti gli effetti in termini di relazione dose-effetto.
Terapie ormonali – Non vi è sicura relazione fra l’uso di anticoncezionali e carcinoma mammario. Si sconsiglia tuttavia l’utilizzo di anticoncezionali orali per lungo tempo nel periodo perimenopausale ed in periodo antecedente la prima gravidanza: sono entrambe situazioni che rappresentano di per sé momenti di grande squilibrio ormonale e per tale ragione non dovrebbero essere amplificati da interventi ormonali esterni. In caso di donne con quadro mammografico denso lo Specialista potrebbe richiedere dei controlli come monitoraggio.
Radiazioni ionizzanti – L’esposizione ai raggi X (radiazioni ionizzanti), come avviene in corso di radioterapie (carcinoma tiroideo, linfomi etc.) rappresenta un fattore di rischio, direttamente legato non solo alla dose cumulativa, ma anche all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo prima dei 20 anni, diminuisce progressivamente tra i 20 ed i 40, per poi diventare quasi trascurabile.
Non sono considerate a rischio, invece, la mammografia di controllo eseguita con apparecchiature recenti. Gli studi finora condotti hanno dimostrato come tale rischio sia trascurabile.
È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento attento e con pochi esami di controllo.  È bene fare esercizio fisico  e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali.

Visita Senologica

Questo esame specialistico è consigliato alle donne over 40 una volta all’anno, mentre le più giovani potranno chiedere la prescrizione al proprio medico di base o del ginecologo qualora, durante l’autoesame, abbiano riscontrato delle anomalie meritevoli di controllo medico.
Consiste nell’esame clinico completo del seno da parte di un medico Specializzato, è una metodica semplice ed indolore.
Il medico prima raccoglie tutte quelle informazioni utili ai fini della diagnosi, poi procede con l’esame vero e proprio che inizia con l’osservazione e termina con la palpazione.
Lo specialista può avvalersi del supporto fornito dagli esami strumentali ed indirizzare la paziente sul più adeguato, a seconda del caso.

Ecografia

L’ecografia della mammella è una modalità diagnostica basata sugli ultrasuoni, pertanto biologicamente innocua, in grado di produrre immagini delle componenti anatomiche e strutturali della mammella, della sottostante parete toracica e delle stazioni linfonodali. L’operatore esplora l’organo seguendo dei precisi protocolli e valuta all’istante le immagini ecografiche per identificare eventuali noduli solidi o cistici e per esaminare i dotti galattofori principali.
Durante l’esame ecografico il medico può utilizzare la metodica doppler per valutare l’eventuale presenza o assenza di flusso di sangue in un nodulo mammario: in alcuni casi tali informazioni possono essere utili per determinare le caratteristiche dell’alterazione rilevata. Di particolare interesse per la tipizzazione dei noduli mammari è l’integrazione dell’ecografia con l’elastosonografia, metodica di recente introduzione in grado di differenziare con elevata accuratezza i noduli elastici, usualmente benigni, dai noduli anelastici, da considerare dubbi o sospetti sino a prova contraria.
L’ecografia del seno va eseguita in tutti i casi in cui siano evidenti o palpabili formazioni nodulari alla visita medica o all’autopalpazione.
L’ecografia assume la priorità nei seni giovani e/o qualora l’esame mammografico ne richieda la comparazione.

Mammografia con tomosintesi

La mammografia ha un ruolo fondamentale nella prevenzione al tumore della mammella nelle donne over 40, a cui si consiglia di ripetere l’esame ogni due anni.L’esame consiste nell’eseguire delle semplici proiezioni radiografiche delle mammelle di cui, una dedicata anche per il cavo ascellare.
La compressione è importante per cercare di distendere al meglio il parenchima, inoltre diminuisce sensibilmente la dose di radiazioni, ed è sempre moderata e graduale, in base anche al grado di tolleranza di ogni singola donna.
La studio di Tomosintesi è un esame radiologico in cui il risultato non è una semplice proiezione ma l’insieme di più immagini in cui viene scomposto il parenchima mammario che viene studiato in dettaglio per singole sezioni di 1 millimetro.
Con la tomosintesi viene superato il limite fondamentale della mammografia, la sovrapposizione delle strutture.
La dose di un’esposizione in Tomosintesi è sovrapponibile a quello di una Mammografia Digitale tradizionale ed in un’unica esposizione 3D è possibile ricostruire ed ottenere anche le classiche immagini 2D.
Si stima che questo nuovo strumento diagnostico, combinato con la Mammografia Digitale, aumenta del 30% la possibilità di diagnosi precoce e assicura un elevato livello di sensibilità

✓Massimo contenimento della dose

✓Sistema intelligente di calcolo dell’esposizione, con riconoscimento automatico della presenza di impianti

✓Massimo comfort della paziente grazie al nuovo compressore adattativo;

✓Dimensione del pixel di 50 micron che garantisce la più alta risoluzione di contrasto attualmente disponibile.

DUTTOGALATTOGRAFIA

La duttogalattografia è un metodo di indagine radiologica che studia i dotti galattofori, le strutture destinate alla produzione del latte, dopo perfusione del dotto secernente con mezzo di contrasto radiopaco.
La galattografia è indicata in caso di secrezione ematico o siero-ematica dal capezzolo, per studiarne la causa e determinare il sistema dei dotti galattofori da cui origina.
Al momento dell’esame è necessario che sia presente tale secrezione, provocata con una lieve compressione, per individuare con precisione dove dirigere il tubicino con cui è iniettato il mezzo di contrasto.
Successivamente, si eseguono le radiografie. L’esame non è pericoloso e, solitamente, nemmeno doloroso e dura circa 30 minuti.

AGOASPIRATO ECO-GUIDATA

Una biopsia del seno è una procedura per rimuovere un piccolo campione di tessuto del seno per le prove di laboratorio per diagnosticare e identificare le anomalie nelle cellule che formano noduli al seno o altri cambiamenti del seno insoliti.
Durante questa procedura, tramite gli ultrasuoni dell’ecografia, il radiologo individua nel parenchima mammario l’area sospetta, fa una piccola incisione per inserire l’ago e prende campioni di nucleo di tessuto da inviare ad un laboratorio per l’analisi.

RISONANZA MAGNETICA DELLA MAMMELLA CON BOBINA DEDICATA

La Risonanza Magnetica della mammella è uno strumento diagnostico caratterizzato da un elevata sensibilità, capace di identificare noduli di piccole dimensioni non palpabili e spesso invisibili alle altre metodiche, valutandone anche la dinamica vascolare. E una tecnica non invasiva, che non espone la ghiandola mammaria alle radiazioni ionizzanti.
La risonanza della mammella è un esame complementare alle tradizionali mammografia ed ecografia, spesso in grado di risolverne i limiti, ma non è in grado di sostituirli poiché può dare false informazioni che, se non integrate, possono generare errori nella diagnosi.
Inoltre per lo studio del parenchima mammario e la determinazione della natura di un nodulo è indispensabile l’impiego del contrasto, ed è quindi necessario che ci sia una chiara indicazione a questo tipo di esame.
Condizione fondamentale per l’esecuzione di questo esame è l’impiego di un apparecchio performante, dotato di elevata intensità di campo (1,5 T) che consenta l’esecuzione di acquisizioni contrasto-dinamiche multifasiche in tempi contenuti, e l’utilizzo di bobine dedicate, sincrone bilaterali, che permettono la realizzazione di uno studio ad alta risoluzione spaziale e ridotti spessori di strato.
Gli esami RM della mammella vengono eseguiti preferibilmente nella seconda settimana del ciclo mestruale nelle donne  in età fertile.
La durata dell’esame è di circa 20 minuti, la paziente viene fatta distendere prona sul lettino con i seni alloggiati all’interno delle apposite cavità, la posizione è stabile e comoda al fine di evitare artefatti da movimento che potrebbero inficiare l’esame.
Per questo studio vale la profilassi e tutte le controindicazioni di un qualsiasi altro esame di risonanza magnetica con mezzo di contrasto, descritte nell’apposita sezione.